La tenerezza vista da Gianni Amelio
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Non è per niente semplice definire il sentimento che Amelio ha inteso riproporre al grande pubblico con questo suo film che parla di vecchiaia, di solitudine, di follia, di disaffezione tra padri e figli, ma anche di disperata ricerca di se stessi e di affetto.
Personaggio base della pellicola che uscirà in sala il 24 aprile prossimo è Lorenzo ( un più che splendido Renato Carpentieri, l’attore forse il più adatto per interpretare questa difficilissima parte ) un uomo, un avvocato vissuto tra imbrogli che lo hanno indurito, un senza famiglia che non ama la sua pur esistente famiglia, non riamato dai figli e che ha odiato la moglie, tradita con una amante.
I suoi due figli, tra loro in disaccordo circa l’atteggiamento da tenere verso il padre sono lo specchio della vita stessa di Lorenzo: il maschio, Saverio, proprio non lo considera ma la femmina, Elena, lo rispetta e forse dentro di se lo adora ma non riesce a dimostrarglielo, anzi non viene accettata: motivo apparente perché la ragazza avrebbe rivelato alla madre l’esistenza dell’amante del padre causandone un dolore così forte da portarla a morte.
A fronte di questa abbastanza comune famiglia si presenta un altro nucleo familiare: Fabio e Michela, due figli piccoli, di provenienza Nord Italia, che capitano per il lavoro di lui a Napoli e vanno ad abitare in un angolo della grande casa di Lorenzo che in tal modo rivive come quando egli l’abitava con la sua famiglia.
L’impatto tra le due famiglie è tale da svegliare Lorenzo dal torpore nel quale si è immerso da quando ha dovuto smettere di lavorare: Michela è una ragazza intraprendente, solare che comprende la solitudine dell’uomo e tenta con mille artifizi di svegliarlo, di riportarlo in vita, cooptandolo nella sua apparentemente serena famiglia e quasi ci riesce fino a quando un maledetto episodio di follia interrompe il tenero idillio che si stava formando e che ha anche formato oggetto della gelosia di Elena, la figlia di Lorenzo.
L’incapacità di amare di Lorenzo è talmente ben evidenziata che il suo egoismo, le sue arrabbiature nei confronti dei figli appaiono rientrare nei confini di una comune attualità al punto da renderlo simpatico mentre la fragilità insita nella coppia Fabio – Michela è latente, quasi palpabile ed il parallelismo che si instaura tra Lorenzo ed i due coniugi è la vera morale del film.
Se Lorenzo è pieno di rancore verso il mondo non è, però, un uomo cattivo, è un vecchio bisognoso di affetto, di calore, di “ tenerezza “, appunto, e questo sentimento sembra concretizzarsi fino a quando non succede il dramma: nei vicoli assolutamente ben descritti dei quartieri spagnoli di Napoli dove abita si sviluppa una forma di paternità apparentemente negativa e descritta nella fase calante della sua vita in maniera così dettagliata ed accattivante che rende veramente umano un uomo che al suo primo apparire rende l’idea quasi di un mostro.
Ma il bene vince sempre sul male e dopo il dramma appare la luce: il vecchio “ cattivo “ stringerà tra le sue quella mano che per tanti anni lo ha cercato e che per tanti anni è stata respinta: violenza e dolcezza si alternano in un’altalena di gioia e di dolore e le interpretazioni di Fabio ( un superbravo Elio Germano ), di Michela ( una altrettanto brava Michela Ramazzotti che con questo nel film esce dalla categoria delle pellicole futili per entrare nel mondo del grande cinema ) valorizzano appieno quel sentimento così umano ma altrettanto difficile da concretizzare che è “ La Tenerezza “; grandiosa ed appropriata Giovanna Mezzogiorno nella parte di Elena, la figlia di Lorenzo.
Magnifica l’ambientazione, indovinata la cupezza della fotografia nei momenti clou del film, per non parlare della ottima regia di Gianni Amelio che ha sapientemente tratto questa sua opera dal libro di Lorenzo Marone “ La tentazione di essere felici “.